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La Colonia felice: utopia lirica (terza edizione)

663215
Dossi, Carlo 15 occorrenze
  • 1879
  • Stab. Tip. Italiano DIRETTO A L. PERELLI - Ditta Libraria di NATALE BATTEZZATI
  • prosa letteraria
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La Colonia felice: utopia lirica (terza edizione)

ululato due esecrazioni in tuon di spavento, e lo stesso Nebbioso si asciugava col dorso della mano il gèlido orrore che trasudàvagli in fronte. Ed

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Quando, l'alba seguente, il Beccajo affacciossi alla porta della sua casa, a sgombrarsi la mente, come il ciel si sgombrava, dalla pàvida notte

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distaccò dal fianco della fregata, e tosto venne raggiunta da una scialuppa e da un'altra, lucicanti di oro e festose del nazionale stendardo. I

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ànimo e dal dubbio della lor meta, dubbio peggiore della più amara certezza, e dalla brama cupa, senza speranza, della vendetta. Il caldo tramonto parèa

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dell'ànimo suo, snebbiato da ogni malvagio pattume, poteva limpidamente riflèttere le maraviglie della Natura benèvola. Il sogno di Gualdo èrasi fatto

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luogo la spartizione seconda del greggie e della vettovaglia, e l'ebbe in un silenzio di umiliazione, non essèndoci alcuno tanto birbante da disconòscere

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glorie e le onte di un'ùnica storia; della sentenza perfino che li dannava a irremeàbile bando, non rammentàvano, ora, che il carìssimo idioma. E

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Pel gèmito delle foreste e la notturna paura, per traccie che a lui solo èran vie, il rapitore cammina e cammina, ancor nell'abbrivo della intrapresa

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, come, della nudità sua, il colpèvole Adamo, e chiese rifugio ad una siepe vicina. Di dove, battèndogli forte il cuore, vide passare lei e allontanarsi e

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uguaglianza della miseria, fu d'uopo, riafratellando la roba, trarre la vita in una specie di comunismo. Infatti, le vettovaglie, che dovèan bastare a

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E la pace fu, e, in gran parte, si dovette al Beccajo. Caso nuovo! quel Gualdo, cui, nell'offesa, mal soccorreva, per la tardità della idèa e la

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, quasi tementi incresparle, pur con un rùvido sguardo, il piano specchio del sonno. Ma la fragilità della bimba risovveniva la dura vita che la attendeva

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memoria gli cominciò a rifluire: risovvenne il bagordo, lo sbarco, il viaggio; risovvenne sè stesso: e lentamente, quasi a elùder lo squillo della

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esitò, commosso a tanta fiducia: poi: - O Forestina! - seguì dicendo mestìssimo - I morti vanno obliati. Chiusa è per sempre la tragicomedia della mia

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èrano fatti, ammazzolando ciclàmini a margherite, e fioralisi a giunchiglie, si avvolse e riavvolse nei verdi meandri della foresta, finchè venne a

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